Un diverso modo di leggere: il fumetto

Esperienze nei laboratori di Italiano

Cos’ha in testa Giorgio? Ha in testa sull’albero. Ha sulla testa albero. Ha sulla testa l’albero.
Giorgio cos’hai in testa? Ho in testa su un albero. Sulla testa ho un albero.

Francesco disegna la barba!
Stefano chiedi a Francesco cosa disegna. “ Cosa disegna Francesco? “ Cosa disegni?”
E lui risponde: "Io Francesco
disegna".

Di che colore sono le sedie? sono marroni?
Cosa sono marroni? i colori sono marroni. Le sono marroni…..
Chiedile il colore della coperta. Arianna colore era sulla coperta? Di che colore c’èra sulla coperta? …di che colore è sulla coperta? Di che colore è la coperta?
Qual è il colore dei muri? il colore dei muri sono azzurri. I muri sono azzurra e gialla
.

Queste sono produzioni tipiche di alcuni ragazzi sordi di età dai 13 ai 15 anni, inseriti nella scuola secondaria di primo grado.
Da questi pochi esempi si può forse  intravedere il divario tra le loro competenze in produzione e comprensione e il lavoro che tipicamente ogni studente deve affrontare tutti i giorni a scuola.
L’italiano scritto è come sempre l’elemento che affatica, che aggiunge difficoltà alla fatica del lavoro scolastico quotidiano, al di là dei contenuti di ogni disciplina e che incide sulla motivazione e il successo scolastico.

La lingua italiana come forma di comunicazione e di accesso alle conoscenze rischia di ridursi a sola fatica, allontanando la voglia di leggere e raccontare…..

Per questi ragazzi abbiamo organizzato un laboratorio settimanale in cui generare situazioni di apprendimento della lingua italiana scritta che siano il più possibile spontanee e vissute dai sordi non come imposizione.
Per noi diventa spesso una ricerca appassionante.
Sicuramente anche complicata perché i contesti da creare per loro e con loro nascono dal presupposto che l’apprendimento della lingua per i sordi (non avendo avuto la sua naturale evoluzione) rischia spesso di diventare un processo meccanico o mnemonico che poco ha a che fare con la conoscenza. Difficile ma per questo coinvolgente: mantenere un atteggiamento di continua ricerca mette in relazione con linguaggi diversi da esplorare che finiscono spesso per appassionare tutti, ragazzi ed educatori.

Il fumetto è lo strumento di lavoro che abbiamo scelto quest’anno per i ragazzi dai tredici ai quindici anni con il primo importante obiettivo di far nascere in loro delle aspettative, delle curiosità nei confronti del testo scritto, di far crescere in loro l’interesse e la consapevolezza che leggere porta a scoprire mondi nuovi e inaspettati, che leggere porta piacere, che scrivere è una bella opportunità per esprimersi e farsi capire.

Il fumetto fa meno paura di un testo scritto perché ha un linguaggio testuale immediato: è una narrazione fatta di immagini e di parole, è una storia narrata attraverso una successione di vignette dove i due linguaggi diversi quello iconico e quello verbale si integrano perfettamente insieme in una logica che segue regole di gioco ben precise e affascinanti. Regole di gioco che danno al testo una sua identità ben chiara che non ha bisogno di essere spiegata perché visibile. Il fumetto ha un titolo e quattro elementi che lo caratterizzano: le vignette, le nuvolette, le didascalie e le onomatopee.

Noi con i ragazzi sordi ancora prima di scegliere quale fumetto, abbiamo scelto il fumetto come metalinguaggio, come strategia e traccia da seguire nel lavoro dentro il nostro laboratorio di lingua.

Perché il fumetto racconta storie ed esperienze di vita altre quindi dà la possibilità a chi spesso ne esercita molto poche di conoscerle, di ritrovarle come intime opportunità e forse di vagare un po’ in là con il pensiero. Ancora prima però c’è l’assoluto bisogno di capirle le storie. Ed ecco il vero perché del fumetto rispetto ad esempio ad un normale testo narrativo.

Prima di leggere un testo abbiamo provato a costruirlo. Come sempre l’autonomia di fronte al  testo, ai libri sono l’obiettivo ma costituiscono un punto d’arrivo che dobbiamo raggiungere costruendolo.

Per la sua “genetica” di composizione: è un’arte sequenziale, la sua struttura rende visibili e giustificati i passaggi da una scena all’altra, coinvolge parole ed immagini, esplicita attraverso formule dichiarate la temporalità e la spazialità degli accadimenti. E’ altamente codificato, basti pensare a tutte le differenti forme e relativo significato che possono assumere i balloon, i riquadri delle vignette. La vignetta ferma un’azione, quella dopo ferma l’azione conseguente e così via. I passaggi sono

Permette in conclusione di proporsi obiettivi che investono più livelli di conoscenza e capacità: stimolare la capacità di osservare e di comprendere un testo, di ricordare, di costruire un discorso diretto e indiretto, di organizzare un lavoro.

Nella pratica abbiamo scelto questo tipo di testo con la consapevolezza iniziale di “vivisezionarlo” e di usarlo in un primo momento solo come nostra pista mentale per condurre l’attività.

Quindi più che la sua forma finita sono state tutte queste unità che lo caratterizzano a permetterci di introdurre e di affrontare le difficoltà linguistiche dei ragazzi, tenendo sempre conto delle specificità e dei diversi livelli di ognuno.

Per condurre questo lavoro ci siamo serviti di altri codici che si sono rivelati molto utili: fotografie, illustrazioni, proiezioni, stampe, video e cortometraggi. E’ proprio l’unione di tanti linguaggi espressivi ad aver attivato una comunicazione un po’ più dinamica, comprensibile e soprattutto flessibile, disposta a cambiamenti continui.

Abbiamo presentato ai ragazzi immagini singole proiettate a muro e con degli ordini scritti abbiamo agito su quelle immagini trovando così diversi significati e diverse possibilità di narrazione. Il fine era quello di porre attenzione a quello che succedeva, a fermarsi  un momento di più per cogliere anche i particolari, a creare delle anticipazioni e delle previsioni in base ai diversi scenari, ad immaginare brevi dialoghi, a divertirsi cambiando le cose, dando movimento all’immagine statica.

Di nuovo con l’utilizzo di ordini scritti abbiamo realizzato un piccolo fotoromanzo dove i personaggi della storia erano i ragazzi stessi. Per ogni indicazione scritta corrispondeva un’azione sullo scenario proiettato. Ci siamo divisi i compiti, qualcuno recitava, qualcuno fotografava. Le foto poi sono state stampate in successione e presentate a loro con la consegna di scrivere quello che stava accadendo in una didascalia costruita sotto ogni fotografia (un’anticipazione della vignetta).

In questa parte di lavoro ci siamo accorti che, sebbene vivere su di noi una storia ne favorisca la comprensione sia per chi guarda sia per chi fa, nel lavoro successivo di descrizione, dove chi descrive si trova ad essere anche personaggio, nascevano delle incomprensioni.

I pronomi sono tra le principali problematiche per i sordi. Esercitare il “Cosa dice chi?” e la sua trasposizione sulle immagini che vedevano loro come protagonisti ha creato ambiguità di significato. Nel descrivere gli accadimenti loro si trovano in due posizioni diverse “il tu” legato al vissuto dell’esperienza e il “lui” personaggio.

Abbiamo traslocato lo stesso lavoro su una storia scegliendo “The Lion’s cage” un cortometraggio di Charlie Chaplin. Presentare una storia attraverso questo corto ha permesso di renderli subito consapevoli della narrazione dall’inizio alla fine, di comprendere bene il suo svolgimento, di divertirli e di attrarli con immediatezza nel campo di lavoro.

Abbiamo stampato i fotogrammi del corto, li abbiamo messi in ordine e per ognuno abbiamo aggiunto didascalie e iniziato a costruire i dialoghi.

Tutto questo ha visto un grande esercizio per loro nella costruzione di due tipi diversi di testo: il discorso diretto e quello indiretto. Mette alla prova l’immaginazione, il cortometraggio è muto ma i personaggi parlano tra loro e dobbiamo immaginare quali parole si scambiano basandoci sulla mimica e sulle azioni.

L’intenzione futura è quella di stampare insieme da loro creato e rileggerlo insieme prima di presentare delle vere storie a fumetti per avvicinarci infine con meno paura a storie raccontate in libri senza immagini.

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